Siamo sempre parzialmente distratti
Viviamo nell’epoca del multitasking.
Mangiamo davanti al pc per risparmiare tempo, rispondiamo a messaggi mentre siamo fermi al semaforo o leggiamo velocemente un messaggio mentre una persona ci sta parlando.
Se pensi che fare più cose insieme sia una dote da sviluppare per migliorare la qualità della vita e ottenere buoni risultati nel lavoro, sappi che è una mera illusione.
Il multitasking, ovvero fare più cose insieme contemporaneamente, può sembrare un vantaggio, in realtà ci conduce verso uno stato di parziale attenzione in tutto ciò che facciamo, che è come dire, vivere in uno stato di parziale distrazione permanente. Oggi ci siamo abituati a vivere in uno stato di “attenzione parziale permanente”. In pratica siamo sempre distratti! Questo perché la nostra mente non è programmata per focalizzare l’attenzione contemporaneamente su due o più compiti in parallelo. Pensare di poterlo fare è semplicemente una mera illusione, perché ciò che facciamo è soltanto spostare la nostra attenzione da un compito all’altro. Ma ogni spostamento, di fatto, è per noi una distrazione.
Pensiamo al nostro computer, sicuramente sarà meno veloce e con una resa più scadente quando ci lavoriamo con diversi file aperti contemporaneamente rispetto a quando teniamo aperto un solo file. Il nostro cervello si comporta allo stesso modo. Ogni volta che ci concentriamo verso un determinato compito, è come se nella nostra mente aprissimo un file. Quando teniamo aperti diversi file, questi non hanno diverse memorie ma attingono tutti alla stessa memoria, e spostarsi da un file all’altro sarà fonte di distrazione continua. Più aggiungiamo distrazioni, più scendono il nostro livello di attenzione e la nostra capacità di elaborare le cose.
Gli effetti del multitasking
Le neuroscienze, al riguardo, hanno dimostrato che il multitasking ha un impatto negativo dal 30%-40% sull’efficienza lavorativa, anche quando si fanno due sole cose insieme contemporaneamente come ascoltare chi ti sta parlando e, insieme, inviare o leggere le mail dal cellulare. Oppure, cosa ancora più grave e pericolosa, mandare un sms o parlare al cellulare mentre stai guidando. Dunque la scienza concorda sul fatto che il multitasking non sia positivo. Si riducono notevolmente le nostre capacita di concentrazione e le capacità mentali di selezionare le azioni e le cose più importanti. Oggi questa è riconosciuta come una vera sindrome che comporta perdita di memoria e difficoltà a concentrarsi.
Come siamo diventati distratti?
Ma è solo colpa della tecnologia o c’è qualcos’altro? Perché siamo così esposti alle distrazioni? Certo ci sono stati troppi cambiamenti in un arco di tempo molto breve che hanno contribuito a renderci più distratti: internet, smartphone e social hanno generato di fatto un’ondata di distrazione di massa. Ma c’è anche qualcos’altro, che fa parte della natura umana, alla quale molte aziende tecnologiche prestano molta attenzione. Alcuni scienziati come lo psicologo Adam Gazzaley e il neuroscienziato Larry D. Rosen nel libro “The Distracted Mind” hanno dato una spiegazione a riguardo, arrivando alla conclusione per cui l’uomo è per sua natura una creatura in cerca di informazioni, perché il cervello nel corso dell’evoluzione si è abituato a recepire ogni tipo di informazione.
Immaginiamoci per un attimo di essere uomini primitivi e di trovarci nella foresta, seduti lungo il corso di fiume a mangiare il nostro pesce. È chiaro che in circostanze del genere, per la nostra sopravvivenza, non possiamo permetterci di restare totalmente concentrati solo a mangiare il nostro pesce, ma può esserci utile contemporaneamente tenere l’attenzione anche verso altre attività, per esempio prestare ascolto a un fruscio o ad un rumore di foglie, perché potrebbe trattarsi di animale predatore intenzionato a mangiare non solo il nostro pesce, ma anche noi stessi.
Le due modalità di funzionamento del nostro cervello
In pratica il nostro cervello funziona in due modi: c’è una parte primitiva e molto istintiva, che recepisce tutti gli stimoli e le interferenze esterne, reagendo a ogni segnale. Abbiamo poi una parte più evoluta che può decidere di gestire questi stimoli, scegliendo se rispondere, o se invece restare concentrata su quello che si sta facendo. La specie umana vive da sempre in questo eterno bilanciamento: da una parte l’istinto di reagire a tutte le interferenze periferiche, dall’altro la ragione con la capacità di decidere se farlo o meno.
Il punto è che oggi, a differenza del periodo paleolitico, viviamo in un’epoca dove internet e i telefoni mobile hanno notevolmente amplificato il numero delle interferenze periferiche che agiscono verso quella parte del nostro cervello più portata a reagire istintivamente. E molte aziende tecnologiche investono su scienziati e neuroscienze con lo scopo di tenere agganciata l’attenzione di questa parte del nostro cervello alle interferenze del momento.
Ma il punto è che il nostro cervello non è in grado di gestire tutte queste informazioni. E, considerando i tempi dell’evoluzione, non arriverà a cambiare se non fra qualche migliaio di anni ancora. Quindi è questo il cervello che oggi ci dobbiamo tenere.
Come sopravvivere, allora, al multitasking?
Ecco alcune soluzioni da adottare, suggerite dagli stessi scienziati:
- Consapevolezza: dobbiamo essere consapevoli del fatto che il multitasking non è nella natura umana. Noi non siamo stati programmati a fare più cose contemporaneamente. Se dunque abbiamo un compito importante da portare a termine, non pensiamo di svolgerlo insieme ad altri. Prendiamoci il tempo che serve, stacchiamo da tutto il resto e concentriamoci solo su quello.
- Controlliamo l’accessibilità alle interferenze del cellulare: è uno strumento che sta sempre con noi, e anche quando non vibra è comunque una fonte di distrazione e di generare uno stato d’ansia. È stato calcolato che mediamente ogni 15 minuti controlliamo il nostro cellulare per rispondere a una mail o a un Whatsapp, e se abbiamo più schermi davanti (banalmente, cellulare e computer) passiamo dall’uno all’altro ogni 2-4 minuti. Si tratta di una forma di distrazione che ci impedisce di portare a temine un’attività.La soluzione è quella di “recintare” le mail da leggere in precisi intervalli di tempo, non più di quattro volte al giorno: mattina presto, prima di pranzo, primo pomeriggio, fine giornata.
- Facciamo solo le cose che contano davvero: chi fa multitasking è schiavo dei suoi compiti e spesso dice di non avere mai tempo. Ma il punto è che pretendiamo troppo da noi stessi, e ci prefiggiamo di fare troppe cose nel tempo che abbiamo a disposizione.Il consiglio è: facciamo solo le cose che contano davvero. Se dobbiamo prendere delle decisioni, adottiamo il principio di Pareto, un economista italiano conosciuto nel mondo del marketing che dice che il 20% delle cause provoca 80% degli effetti. In pratica concentriamoci sul 20% delle cose del nostro lavoro, che possono provocare l’80% degli effetti.Abituiamoci dunque a individuare e a concentrarci sul 20% delle cose più importanti della nostra vita e del nostro lavoro che – con un effetto a cascata – ci fanno generare l’80% del risultato aiutandoci a portare a termini gli obiettivi prefissati.La capacità di riuscire in una prestazione dipende dalla nostra capacità di individuare le poche cose che contano veramente nella nostra vita.
- Goditi la noia: le nuove generazioni nate con il cellulare in mano non si rendono conto che c’è stato un tempo in cui si viveva anche senza e ci si poteva anche annoiare. Oggi abbiamo una bassissima tolleranza alla noia, perché se abbiamo l’impressione di non avere niente da fare diamo subito uno sguardo al cellulare e qualcosa di magico accadrà.Facciamo in modo che sia la noia diventi per noi un momento magico. Se non abbiamo niente da fare, fermiamoci un attimo e lasciamo correre l’immaginazione, facendo in modo che sia la mente a generare momenti magici, anziché delegare la nostra creatività a uno smartphone.